
Ogni tanto accade.
E' la vecchia storia di Davide che aguzza l'ingegno per giustiziare Golia.
Succede che una squadra composta da qualche buon giocatore ( vedi Bradley e Altidore ) riesca a sconfiggere la squadra strafavorita, stra-acclamata e alla fine strapazzata.
La Spagna, perfetta macchina da guerra roja, forte di una generazione di fenomeni che spadroneggiano in tutta Europa, si compiace nella propria presunzione e sottovaluta un gruppo di yankees non sbracati, ma al contrario coriacei e determinati, come aveva del resto gia' dimostrato il girone di qualificazione di questa Confederations Cup.
Gia' , il girone di qualificazione, un punto di forza per il morale statunitense e una terribile trappola per la fierezza iberica.
La Spagna ha affrontato una prima fase troppo facile, passeggiando in scioltezza su Nuova Zelanda, Iraq e Sud Africa, non proprio il top del calcio mondiale.
E' arrivata a giocare contro gli States come se la finale fosse gia' cosa fatta e gli americani fossero una seccante paratica da archiviare al piu' presto.
Bradley padre, coach degli U.S.A., ha invece costruito per la partita di ieri una squadra ruvida che ha sorpreso il talento (anche eccessivo) della Spagna.
Un bel bagno di umilta' come si dice.
Forse, dopo questa esperienza, la Spagna sara' ancora piu' pericolosa.
Intanto complimenti agli Stati Uniti, chissa' che anche i "Bafana Bafana" con l'aiuto del pubblico di casa e delle proverbiali trombette non riescano quantomeno a infastidire il Brasile.
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