
Gli interisti dovrebbero dedicargli una statua, come in quasi tutte le città italiane è stato fatto per il "Milite Ignoto".
Lui non è il Milite, è il Milito, l'eroe della battaglia di Madrid, il fuoriclasse dallo sguardo malinconico che ha ipnotizzato portiere e difesa del Bayern.
Il bomber taciturno, educato, dedito al sacrifico.
Il simbolo di un Inter dai piedi di velluto e dal cuore d'acciaio.
Ha una faccia che ricorda quella di Rocky dopo aver preso un pugno di troppo da Ivan Drago, una faccia che si incazza con il lavoro, con il sacrificio.
La gente a Malpensa gli corre incontro così come nella pellicola con Stallone correvano al fianco di Balboa sulla scalinata di Philadelphia.
E' lui il "One-man show", molto più del troppo acclamato "Special One".
Mourinho non è un grande attaccante, non è una "saracinesca", né un mediano alla Cambiasso.
E' un allenatore, un grande motivatore, forse un ancor più grande comunicatore.
Ma ieri sera Diego Alberto ha perforato i bavaresi, ha spezzato i sogni di Robben e rimandato al mittente le velleità di ragazzetti come Muller.
Il bomber da gavetta ha deciso, a modo suo: prima facendo sedere il portiere e poi accompagnando nel tango Van Buyten, troppo lento per essere vero.
Anche chi non è interista deve fare un applauso a Milito.
Bravo davvero.
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