
Tratto da repubblica.it
Iperattivi o pigri: questo è il problema. La vostra idiosincrasia alla palestra, però, non dipende solo dal contesto in cui siete cresciuti o dall'educazione che avete ricevuto, ma anche dal Dna dei vostri genitori. Il professor Theodore Garland Jr., dell'università della California, è riuscito a dimostrare l'ereditarietà di pigrizia e attivismo ottenendo il risultato più preciso finora raggiunto in questo campo, isolando, nei topi, un ceppo genetico quasi puro nella predisposizione al movimento.
Lo studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, è cominciato nel 1993 ed è stato condotto facendo incrociare tra loro 224 roditori e selezionando via via quelli 2 volte e mezzo più veloci degli altri. Dopo 43 generazioni, Garland è riuscito a ottenere un ceppo di topi con una linea di Dna quasi pura nella predisposizione all'attività motoria. La scoperta dimostra come le caratteristiche che ci rendono più o meno attivi siano ereditabili. Anche se, come ricorda il professor Giuseppe Novelli, ordinario di Genetica alla facoltà di medicina dell'università Tor Vergata di Roma, si tratta di caratteri complessi, determinati da un numero di geni che oscilla tra 100 e 1000, ed è quindi molto difficile che vengano trasmessi proprio quelli che danno un contributo maggiore.
Ottenere in laboratorio un topo molto pigro o iperattivo, insomma, è sì possibile, ma richiede una procedura di incrocio selettivo. Salvo affidarsi al caso (è ovviamente più probabile che un topo pigro nasca da genitori molto pigri che non da una coppia di "corridori").
La scoperta, sottolinea Novelli, è interessante perché il ricercatore americano è riuscito ad arrivare alla 43esima generazione, e dato che il dna dei topi è strutturalmente quasi identico al nostro, le conclusioni raggiunte sono un punto di partenza piuttosto preciso per uno studio sull'uomo. "Il problema - sottolinea Novelli - è che con l'essere umano è difficile realizzare incroci forzati di questo tipo, se non impossibile. Si entra in un campo molto delicato". Il genetista spiega che il passo successivo a questa scoperta sarà quello di isolare il ceppo di topi "puro" e vedere quali sono i geni che lo influenzano. "Una volta identificati - spiega - si potranno studiare i corrispondenti umani".
Esperimenti di questo tipo sono già stati fatti su mosche, batteri, cani e cavalli, per ottenere delle linee genetiche pure rispetto a un carattere principale (la velocità, ma anche la vulnerabilità). Nei topi, il riferimento al carattere della corsa è interessante anche perché non sono animali creati per essere dei "velocisti" e quindi quelli selezionati non solo hanno una struttura fisica che predispone al movimento, ma anche una conformazione mentale idonea. In poche parole, si tratta di animali che hanno "voglia" di correre, e l'elemento neuronale è una compotente fondamentale quando si parla di pigrizia e iperattività.
"Tra i caratteri genetici ereditati - continua Novelli - c'è sicuramente anche una predisposizione mentale, ma la genetica del comportamento è un territorio ancora in gran parte inesplorato. Sono troppe le connessioni sinaptiche che determinano la 'voglia' di fare o meno attività fisica: sono sì ereditabili, ma è difficile identificarle. Nell'uomo, poi, sono ancora più numerose che nei topi. Ma sicuramente concorrono a determinare il carattere, su questo non c'è dubbio".
A conclusione del suo studio, Garland sostiene che in futuro sarà possibile non tanto correggere geneticamente la pigrizia con strani incroci o manipolazioni, quanto realizzare dei farmaci in grado di modificare il Dna a seconda delle caratteristiche di ognuno. "Ma per farlo - conclude Novelli - è necessario isolare delle linee genetiche pure, perché i farmaci dovranno essere mirati. Le possibilità di identificare e isolare i polimorfismi ci sono, ma la strada da fare è ancora lunga".
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