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A Giuseppe, Elisabetta, Domenico e Claudio

E' un mestiere terribile quello dell'inviato di guerra. Sei bravo, ti metti a disposizione e il giornale ti scaraventa in Libia perché è lì che il vero tiranno del mondo, la notizia, al momento opera.
La Libia è una polveriera, scappano quasi tutti e tu arrivi.
Non hai paura, hai sete di notizie, vuoi fonti attendibili, cerchi di raccontare al meglio le vicende, per come sono, per come vuoi che siano percepite dai tuoi lettori.
La gratificazione massima è un bel pezzo in prima pagina, con il tuo nome in neretto.
Un pezzo in cui racconti la Libia, oggi.
Poi arrivano degli sciacalli, non sai se siano delinquenti comuni, lealisti o ribelli.
Ti rapiscono e ti portano chissà dove.
Magari fino al giorno prima stavi in Libano o in Tunisia, guardavi la tazza di caffé amaro che ti avevano propinato e pensavi: "Domani mi tocca la Libia".
La Libia ti tocca e non la dimenticherai mai.
A Giuseppe, Elisabetta, Domenico e Claudio chiedo solo di resistere, di tenere duro.
Ce la faranno e ci racconteranno com'è andata.
Lo racconteranno anche ai figli e ai nipoti.
Raccontare è il loro mestiere, a volte  terribile.

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