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Sciopero della serie A: tutto quel che c'è da sapere


Il pallone si è sgonfiato: ecco perchè
Pubblicato nell'edizione del 25 agosto 2011 della "Gazzetta dello Sport"
Milano, 25 agosto 2011

Quanto costa ai club, il nodo della pay-tv, quanti soldi perdono i giocatori, il confronto con lo stop del campionato spagnolo e perchè la serie B continua a giocare

La concreta possibilità che slitti l’avvio della Serie A comporta una serie di problematiche che meritano un approfondimento a 360°. Le ripercussioni sono di natura economica, ma hanno anche una valenza sociale.

Quanto costa uno sciopero ai club?Questa giornata verrà recuperata? E quando?

]Il campionato alle porte deve fare i conti con la ristrettezza di date a disposizione in vista dell’impegno della Nazionale di Prandelli nell’Europeo. Quindi è fatale che il recupero della giornata coincida con un turno infrasettimanale in un mese invernale. E di conseguenza sarà un’altra giornata da giocare in notturna.
Quando una partita non si disputa chi ha acquistato il biglietto ha diritto al rimborso. E ciò vale ovviamente anche per gli abbonati. Ma il danno economico per le società è ugualmente rilevante, soprattutto per il cosiddetto indotto. E, non ultimo, c’è il capitolo televisivo: soprattutto con le pay tv. Non ci sono i presupposti per un risarcimento, ma il danno d’immagine è complessivo. E sullo sfondo per la Serie A ci sono i contratti tv in scadenza a fine stagione. Già per il calcio-scommesse Sky ha mandato un segnale forte , invitando i club a vigilare sul fenomeno. Ora la partenza in ritardo del campionato crea una tensione con i clienti privilegiati del calcio: Sky e Mediaset. Le televisioni di Murdoch e Berlusconi proprio in questi giorni sono a caccia di abbonamenti per le relative piattaforme e questo stop crea un’indubbia turbativa. Ma non basta. Evidentemente le principali tv sono attente nel dare una valore economico al prossimo contratto triennale.
I calciatori perdono soldi se non giocano?
È una materia particolarmente scivolosa. L’ultimo precedente risale al 17 marzo 1996, e in quell’occasione fu la presidenza federale a decretare il rinvio. Non si trattò formalmente di uno sciopero e ai calciatori non venne trattenuta alcuna somma di denaro. Innanzitutto bisogna vedere se anche in questo caso sarà il presidente federale a rinviare l’inizio del campionato o se ci sarà la formale astensione della Serie A. Nel secondo caso a ogni singolo tesserato può essere detratta una giornata di lavoro, come per ogni lavoratore dipendente. Ma anche su questo punto i club sostengono di avere il diritto a considerare il danno per l’intera settimana di lavoro. Ma è un’eventualità tutta da definire.
 
Che differenza c’è tra lo stop al campionato spagnolo e il nostro?
Partiamo dal presupposto che la contesa nella Liga ha contorni economici simili, ma un contesto normativo differente. In Spagna i club stanno cercando di pagare in più anni gli stipendi che sinora non sono riusciti a pagare a circa 200 calciatori. Quindi le tutele per i professionisti della Liga sono molto inferiori a quelle garantite dalle nostre società. Da noi si dibatte su chi debba pagare il contributo di solidarietà o sul mobbing, temi rilevanti ma che vanno chiaramente associati alle tematiche politiche sullo sfondo. [
Perché la serie B continua a giocare? 
Anche il campionato di serie B è nella stessa situazione della massima serie: l’accordo collettivo è in prorogatio, in attesa che venga ratificato il nuovo. Ma il campionato parte a prescindere perché per la prima volta i calciatori hanno deciso di protestare da soli, senza coinvolgere le categorie inferiori. E va chiarito che i presidenti di serie B sono comunque solidali con i colleghi della A sulla questione del contributo di solidarietà. Non a caso la scorsa settimana hanno sottoscritto il documento in cui tutte le Leghe hanno chiesto all’Aic di farsi carico del pagamento del 5% previsto dal contributo di solidarietà prospettato nel decreto all’esame del Parlamento.
Carlo Laudisa

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