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Lettera a me stesso per Natale



Caro Antonio o Sorny o me stesso,
questo Natale ti ha preso alla sprovvista, l'estate non ti ha concesso il tempo di maturare un ricordo che....eccola via, scappata per lasciare posto al Natale.
Luci su un mondo sempre più buio, luci, canti, regali e poi la crisi...ah, la crisi, questa crisi....e poi ancora il Natale e poi Capodanno e poi arriva l'anno nuovo e le speranze e i maya e  "Vedrai che...." e Buon Natale e buon anno nuovo e buone feste.
E Mariah Carey e John Lennon e Sinatra sparati "a palla", come se stessi a Times Square, senza neve, con l'inverno truccato da estate fino a tre giorni fa e il trucco sbiadito che scivola via nel freddo, intenso,acuto, ventoso che pettina i capelli di un dicembre un pò triste e un pò incerto, ah già, ma poi il Natale e buone feste e i regali e ci vogliamo tutti bene, siamo tutti buoni, anche chi è cattivo , è buono.
E siamo solidali e "Ma dai,su..." e....poi i fuochi e buon anno e la musica, sì la musica, la gente e i cenoni e il prosecco e quel brindisi, "Evviva!" e le lenticchie che sono soldi e gli abbracci mancati e i troppi abbracci e i messaggi, le telefonate, i pensieri, il mare che d'inverno è più bello, la montagna innevata, il freddo, lo slittino di quando eri piccolo, gli sci su cui non sai proprio andare....E caro Sorny, caro Antonio, e ti ubriachi e le carte, la tombola, il "Mercante in fiera" e regali e regali mai fatti e regali pensati e progetti, milioni di progetti e il tempo che sembra sempre troppo poco per realizzarli. E le luci, luci, luci, per cercare di diradare ombre lunghe, lunghissime, ombre che l'anno nuovo porterà via di certo.
La voglia di scrivere, sempre molta, anche alle 2 della notte tra mercoledì e giovedì, e la tastiera calda su cui batti lettere fredde, un caffé pure  a quest'ora, gli occhi deboli che non cedono al sonno e il Natale che arriva, arriva e non chiede il permesso, si presenta sotto l'albero, non bussa, cala dal camino questo Natale, anche se non hai un camino e vedi solo un cappa, pesante, va via, arriva l'anno nuovo, nuovo di zecca, non c'è mai stato un 2012, caro Sorny, caro Antonio, caro me stesso.
E le lancette, il loro rumore assoluto nella stanza muta, accompagnato solo dal ticchettio di ciò che pensi, che diventa scritto all'improvviso in un post del blog, di questo blog.
E' Natale, è quasi Natale, stai forse riuscendo ad anticiparlo, per provare a viverlo, ti sto  per fare gli auguri, caro Sorny, caro Antonio, caro me stesso.
Gli auguri non si danno prima, porta male, ma il Natale porta bene, bontà e luci e luci e luci, senza buio, per stasera almeno no.
Ci siamo, ecco gli auguri caro Sorny, caro Antonio.
Anzi no, per ora buona notte, gli auguri sabato o domenica, anzi tra sabato e domenica.
C'è solo la notte ed è quasi Natale.

Con affetto, come sempre

Antonio Soriero (oppure Sorny oppure me stesso)


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