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Luglio a Roma e le donne in Calabria

Mi aggiravo ieri per la "Festa dell'Unità" di Roma;
con l'aria dell' elettore di sinistra convinto e motivato, un'aria sorniona ( che mi è propria) e disincantata.
Ho bazzicato diverse Feste dell'Unità, è un mio territorio naturale.
Tra profumi di salsicce arrostite, allegria e impegno di volontari encomiabili, bancarelle e stand di Sky, mi ritrovo ad assistere a un dibattito davvero stimolante: "Le donne coraggiose della Calabria".
Protagoniste dell'incontro alcune donne sindaco che in Calabria contrastano la 'ndrangheta con fermezza, coraggio e dedizione.
Donne che sentono di rappresentare lo Stato a Decollatura, a Rosarno, a  Monasterace.
Donne che hanno subito intimidazioni e  minacce, ma vanno avanti per tutti e nonostante tutto.
Mi sono sentito orgoglioso di essere calabrese una sera di luglio a Roma.
Dopo molte sere in cui essere calabrese significava difendere la punta dello Stivale da pregiudizi grossolani, dai "si dice" che hanno reso la Calabria, in quell'imbarazzante pozzanghera che è la reputazione collettiva, una macchietta folkloristica di peperoncini e "aspirazioni", di cui aver paura nel momento in  cui si pronuncia una parola che inizia con un apostrofo e una "n" ( e non è '"'nduja", quella la mangiano allegramente ovunque, magari accompagnandola sul pane con frasi del tipo "In Calabria mangiano piccante").
Nauseato dai luoghi comuni, ieri mi sono sentito in un luogo per niente comune, in un momento, in un clima speciale.
Ho applaudito queste donne, le nostre donne.
Grazie,
Sorny1

Commenti

  1. Complimenti per la sensibilità! Soprattutto perché viene da un giovane ragazzo...

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