Sono giornate tristi per quello che è successo in Sardegna, per quello che sta succedendo in Calabria.
Queste piogge che piangono ancora morti, piani regolatori saltati, caos, pozzanghere, l'Italia che affoga.
Cerchiamo di darle una mano a uscire fuori, ne ha bisogno.
Se sapessi suonare l'armonica, proverei a ritmare qualcosa di struggente e intenso, alla Dylan.
In realtà l'unica cosa che forse so suonare un po' è la tastiera, con questi rumori anonimi.
Non ha dignità di strumento, ma è il mio mezzo per dire che "something is happening here, but you don't know what it is."
"Succedono" le catastrofi, "succedono" gli scontri nel centro di Roma.
Questa città polverosa e impolverata era paralizzata ieri da un traffico irreale, tutti sbuffavano, qualcuno imprecava, altri chiedevano la calma.
"Something is happening here, but you don't know what it is."
Invece di graffiare le corde della chitarra, oggi picchio più forte sulla tastiera, non le voglio fare male, voglio sentire che ha da dire.
"Something is happening here, but you don't know what it is."
L'altra sera ho visto il nuovo film di Zalone.
Prende in giro, in maniera efficace, il terrorismo montato dalla percezione collettiva, più o meno indotta, della crisi.
Ho riso, fuori pioveva, il cinema era una specie di guscio che teneva fuori il resto della città; la città aperta su cui cadeva troppa acqua.
Sta continuando a piovere, l'unico ombrello è la speranza. O la certezza che prima o poi smetterà.
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