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Che razza di giornata


Roma, una sera come le altre.
Entro nel supermercato con la solita foga da spesa istantanea, per non perdere tempo, devo correre, correre, correre....
Prendo al volo due cose, mentre penso a quello che dovrò fare dopo.
Sto correndo.
Arrivo alla cassa, per pagare e uscire in fretta.
E' una sera come le altre.
La cassiera meccanicamente aiuta i prodotti a scivolare sul lettore ottico.
Proprio in quel momento, mentre stavo pagando, sento qualcuno gridare dalla fila accanto: "Te ne devi andare, mi dai fastidio!!! Devi toglierti dalla mia vista, vattene!!"
Era una signora, sui sessant'anni, abbaiava rabbiosa, non aveva niente di umano. Era una rabbia insensata.
Ce l'aveva con un ragazzo di colore, regolarmente assunto dal supermercato per aiutare le pesone a mettere la roba nelle buste.
Un uomo disposto a fare "l'imbustatore" per vivere, con grande dignità, con grande signorilità.
La donna continuava a gridare, mentre l'uomo, stupefatto, ascoltava in silenzio.
La donna rincarava la dose: "Te ne devi andare!!! Spostati dalla mia vista, mi dai fastidio solo a guardarti!!! Vattene!!!"
Quelle parole bersagliavano le mie orecchie come proiettili sparati da una sottocultura strisciante, inaccettabile in Italia, nel 2009.
La signora non era poi così anziana, però era arrabbiata, era cattiva mentre inveiva contro quel povero ragazzo che aveva la pelle leggermente più scura della mia.
Il ragazzo , dopo aver ricevuto un minuto di insulti ininterrotti, si girava verso l'altra cassa, quella da cui stavo transitando io, con la faccia umiliata di chi non si spiega copme ancora possano succedere queste cose dopo Martin Luther King, dopo Obama.
L'Italia non è un Paese razzista, ma forse lo sta diventando.
Le persone vengono televisivamente indottrinate alla paura del diverso, all'odio verso gli extracomunitari ( Ma perché , gli statunitensi non sono extracomunitari? E gli australiani?)
Il ragazzo non si riusciva a capacitare di tanta violenza verbale.
Gli ho dato una pacca sulla spalla e nei miei occhi ha potuto leggere la repulsione per il modo in cui stanno ammaestrando la nostra popolazione.
Io, più che di qualunque extracomunitario, ho paura di questi italiani.

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