
Solito schema: prima la sparano grossa, poi smentiscono.
La Lega ci abitua da anni a questo strano gioco degli insulti, che vede per protagonisti attori sempre diversi, giovani furenti padani che , armati della loro tronfia ignoranza, inveiscono contro gli operai, gli insegnanti, i magistrati, i medici, gli intellettuali del Sud.
Prima abbaiano, in quel loro italiano scomposto che nessuno osa correggere (perché vengono dal Nord, dal profondo e tetro Nord), e poi si arroccano dietro smentite di circostanza quando capiscono di aver esagerato e il loro elettorato è ben placato.
"Quel Bossi lì gliele canta a Roma, altroché!"
E via, tutti a bere grappini con la lacrimuccia che nostalgicamente ricorda quella volta che in Val Brembana il Borghezio ha fatto quel comizio e quella volta che il Salvini faceva il coro contro i napoletani....
E' triste che un partito, composto da esponenti simili a i fedelissimi dell'Attila interpretatao da Abbatantuono, sia al Governo in Italia.
E' triste che alcuni personaggi inquietanti, tipo Bossi, abbiano tanto peso specifico in Italia e non solo in Padania.
L'esame di dialetto ai professori è l'ultima baggianata proposta dal carrozzone che si fregia dietro l'effige di Alberto da Giussano.
Un carrozzone, non un carroccio.
Un carrozzone su cui i più furbetti al Nord salgono perché si guadagna bene e si diventa deputati,senza saper parlare l'italiano, non il dialetto.
Deputati nazionali, gonfiati nelle tasche da soldi che provengono da tutta Italia.
Poi si sputa sull'Italia, magari si fa anche il dito medio all'inno o si brucia il tricolore, tanto alla fine nessuno s'incazza pienamente e si può reggere il gioco con l'elettorato bue.
Io non so come si dica esattamente "vaffanculo" in dialetto veneto, ma è quello che sento di dire a Bossi e soci.
Con affetto,
Antonio Soriero
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