
Viaggio in treno, in direzione Lamezia Terme, ritorno a casa.
Cerco di sottrarmi per un po' a Roma, al caldo, alle tensioni di un anno.
Sempre in treno, con il mondo che scorre al finestrino e la luce artificiale da compagna vigile, che osserva il libro che sto leggendo.
Un libro straordinario, di cui non rivelo il titolo, per mantenere il privilegio delle cose straordinarie.
Sono quasi a Paola, attendo Lamezia come un traguardo , dopo aver acquistato il biglietto per un lungo viaggio breve. "Freccia argento" si chiama, quasi a evocare qualche dardo mitologico.
Che bel treno....
Poco prima di arrivare a Paola ci comunicano che il treno effettuerà due fermate in più del previsto, due fermate in località vicinissime e non previste dal biglietto (che altro non rappresenta se non un accordo tra le Ferrovie e il passeggero).
Due fermate extra, per venire incontro ai passeggeri, a causa di esigenze straordinarie.
Nessuno sta male sul treno , non si vede scendere nessuno.
In breve non si capisce la straordinarietà sbandierata come motivo ultimo di quest'invenzione in corsa.
Affiora prepotente una forte puzza di privilegio , avvalorata da risibili spiegazioni dei poveri operatori, che sicuramente non hanno assunto decisioni, ma subendole devono giustificarle.
Il treno arriva con 40 minuti di ritardo a Lamezia, senza una ragione logica, ma con uno stravolgimento delle regole che ben esprime l'Italia di oggi .
L'Italia in cui non rispettare niente, ma anzi condonare, eludere, improvvisare.
Cerco anche io di improvvisare una sorta di calma, ma il fastidio traspare, mentre scendo incazzato e sconsolato in una terra sempre uguale a se stessa.
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