
Esordio narrativo maturo per Antonio Soriero, laureato in giurisprudenza, catanzarese e residente a Roma, con il suo romanzo breve “Il meglio è passato”, edito da Aletti.
Spontaneità, autenticità, eleganza e sobrietà di stile e linguaggio si fondono mediante un lessico preciso, puntuale impiego dei registri linguistici e ritmo costante che preludono ad un climax spiazzante di continue emozioni e sorprese – complice anche un velo di ironia che talvolta smorza la composta esposizione.
Protagonista del romanzo è Italo Lancetti, uomo comune e, in certo qual modo, via di mezzo tra l’inetto pirandelliano e quello sveviano. Vittima e carnefice dell’alienante abitudine e del corso degli eventi che lo attanagliano, Italo è la persona che frequentemente incrociamo, almeno con lo sguardo. La sua vita acquista senso e vigore dopo un “incontro”: quello con Monica e Ginevra che terminerà non soltanto disorientando il protagonista, ma anche l’affascinato lettore.
Dalla narrazione si evince la curiosità, la sensibilità e l’acutezza dell’osservazione da parte dell’autore, quasi testimone della storia, che, mediante tenui, seppur non timidi, riferimenti alla politica ed alla società italiana, rileva problemi del popolo, principalmente del mondo piccolo-medio borghese. Luogo della vicenda è Roma, probabilmente non da intendersi, in senso stretto, città senza la quale non è possibile cogliere il senso del racconto, ma trae proprio dalla sua “eternità” un mezzo per pensarla come un ogni luogo italiano, cioè con un carattere nazionale in quanto non è raro scontrarsi con quel tipo di vita quotidiana, con volti anonimi, a volte noti, scontati o caduti dopo una celebrità di passaggio. Sono tutti elementi che contribuiscono a pensare al libro come una perfetta sceneggiatura cinematografica.
Infine, una nota sulla centralità del gioco. Dietro al gioco c’è qualcosa di più di un passatempo. Mentre Italo ha paura della vittoria, perché vista come una minaccia, questi è contornato da chi osa, da chi è in preda al vizio, da chi è alla ricerca della fortuna, da chi ha foga di tagliare le tappe per raggiungere i risultati, proprio come una trepidante, impaziente, incauta e spregiudicata società contemporanea. E come nel gioco citato c’è chi ha paura e timore, come Italo, così c’è anche la maggioranza che si accanisce accumulando e comprando cartelle in attesa di urlare “Bingo!”.
Umberto Peta
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