(FONTE : MF/DJ)
Oltre 37 miliardi.
È il costo della criminalità organizzata nelle regioni del Mezzogiorno, un vero e proprio cancro che sottrae all'economia meridionale il 15% del pil.
Le cinque regioni ad alta densità mafiosa come Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Basilicata sono anche quelle con il minor pil pro capite di tutta Italia: in particolare, nelle prime tre regioni (in cui si concentra i175% del crimine organizzato) il valore aggiunto pro capite del settore privato è meno della metà di quello del Centronord.
Il quadro allarmante è stato tracciato da un rapporto della Banca d'Italia sui costi economici della criminalità organizzata consegnato alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle mafie. Come si legge nel rapporto «è stata riscontrata una divaricazione che potrebbe raggiungere in media il 15% del pil pro capite» tra le aree del Sud in cui la criminalità organizzata è più presente e le regioni del Nord non gravate da questo onere. E le conseguenze non sono solo economiche, in quanto sono compromesse anche le logiche di mercato e la vitalità del tessuto produttivo. Per boss e picciotti il rischio d'impresa non è contemplato come anche la concorrenza, e l'unica legge che vale è quella del più forte. Su un campione di 800 imprenditori operanti nelle regioni obiettivo 1 (Campania. Calabria. Sicilia, Puglia. B asilicata e Sardegna) ben il 60% ha dichiarato di subire condizionamenti da parte della criminalità e il 40% ha denunciato effetti negativi sul fatturato. ln pratica, senza la presenza mafiosa, il giro d'affari delle imprese del Sud potrebbe aumentare fino al 20%. Anche da Confcommercio hanno denunciato come si tratti di una situazione ormai insostenibile per le aziende. I dati consegnati alla commissione parlamentare d'inchiesta parlano chiaro: tra rapine, furti, usura e racket l'onere economico sopportato dalle imprese del Sud è di oltre 5 miliardi l'anno. A tutto questo. poi, si aggiungono le conseguenze irreparabili lasciate dall'infiltrazione criminale nel tessuta imprenditoriale. Come emerge dalla relazione parlamentare, solo il 6% delle aziende sequestrate alle mafie perviene nella disponibilità dello Stato con capacità operative. Inoltre le aziende confiscate trovano destinazione solo nel 32,7% dei casi: mentre per una rilevante percentuale il procedimento si chiude senza una formale destinazione «resa impossibile da cause di diversa natura». Non solo, le aziende che trovano destinazione nella vendita o nell'affitto corrispondono solamente all' 11 %, mentre per 1'89% delle attività imprenditoriali la destinazione finale è la messa in liquidazione
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