Giornate che prendono a schiaffi la monotonia, destano l'anima e ti rendono parte di un sentire comune.
Un afflato, un vento diverso.
La puzza della volgarità e del qualunquismo dettato dalle televisioni cede il passo alle coscienze, alla reazione civile.
Lo ammetto, in questi anni ho vissuto più volte momenti di scoramento, se non proprio di sconforto, per l'omologazione verso il berlusconismo, per l'annullamento delle individualità in nome dell'immagine accettata, "giusta" per convenzione.
A Milano vince Pisapia, descritto come "El Chapo" Guzman da Letizia Moratti e da berluscones a secco di argomenti e di motivazioni, nauseati e sfiniti dai monologhi alla Ceausescu di un leader che sventola lo spettro del comunismo e contemporaneamente sfoga in tv tutti i propri istinti autoritari.
A Napoli trionfa De Magistris contro un modo di intendere la napoletanità in maniera deteriore, contro la cultura della furbizia e della connivenza che minacciava di prendere la città. I napoletani non hanno permesso ai soliti noti di allungare "le mani sulla città", per citare un grandissimo napoletano, il regista Francesco Rosi.
Sono felice.
Ieri pensavo che qualcosa stesse cambiando in Italia.
Oggi mi accorgo che è ben più di qualcosa.
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