
Per molti "crisi" è stata la parola del 2009.
Risparmiare, stringere la cinghia....Tranquilli però, tutto entro e non oltre il 31 dicembre 2009.
Il 2010 viene accolto dagli italiani di petto, con impulso.
Per i cinesi sarà l'anno della tigre, per gli astrologi l'anno della bilancia, per gli italiani l'anno dello shopping, sfrenato, senza regole, da far impallidire Sophie Kinsella.
Il 2 gennaio si è aperta la stagione della caccia grossa, parola d'ordine: "SALDI".
Saldi, non soldi, eppure sembrano essere ancora più attraenti: 50, 60, perché no 70% per cento e tutto appare più "digeribile".
Anche un maglione che in saldo costa 300 euro sembra "easy", rinnovato di un fascino imprevisto.
Parte l'assalto alle Hogan con migliaia di persone a lottare per stare una mattonella avanti al rivale di turno, nell'eterna fila al negozio rinomato, ritenuto sino al giorno prima inavvicinabile.
I commercianti, vecchia storia, impennano il prezzo di base e fanno passare per saldo un ordinario prezzo di listino, con buona pace di tutti.
Si avverte l'esigenza di illudersi di fare un affare, di poter dire: "Ho comprato quel giubotto, non sai che affarone...."
Cultori dell'aneddoto, tutti inventano di aver trovato ultime misure a prezzi stracciati o di aver affabulato talmente tanto le commesse da costringerle a capitolare e a concedere uno spudorato sconto sul saldo.
Da fuori si ha l'impressione di vedere api che ronzano intorno a un miele imposto dalla nostra cultura che commercializza anche una particella di sodio.
Poi una volta avvicinatesi capiscono che non è miele, ma...
E' l'Italia, bellezza!
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