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Generazione di fenomeni


Iker Casillas - 20 maggio 1981
Sergio Ramos - 30 marzo 1986
Gerard Piqué - 2 febbraio 1987
Carles Puyol - 13 aprile 1978
Joan Capdevila - 3 febbraio 1978
Sergio Busquets - 16 luglio 1988
Xabi Alonso - 25 novembre 1981
Xavi - 25 gennaio 1980
Andrés Iniesta - 11 maggio 1984
David Villa - 3 dicembre 1981
Pedro - 28 luglio 1987.

Come si evince dall'elenco proposto, eccezion fatta per Puyol e Capdevila, in Spagna deve essere successo qualcosa di magico tra il 1980 e il 1988.
Chi scrive, molti di voi lo sapranno, è un ragazzo degli anni '80.
Anni difficili, talvolta ricordati con superficialità.
Anni etichettati come di transizione tra i convulsi '70 e i modernissimi '90.
Gli anni degli yuppies americani, raccontati dal profilo ambizioso e cinico di Michael Douglas, ma anche gli anni di stravolgimenti storici epocali: su tutti quel 1989 in cui cadde il muro di Berlino.
In Spagna, in quegli anni, è successo qualcosa di simile, certo ho il pudore di dire non altrettanto importante,ma calcisticamente epocale.
In Spagna è nata una "generazione di fenomeni", per parafrasare gli Stadio.
Una generazione allevata nelle "cantere", le "primavere" delle squadre di calcio spagnole. Cresciuta con pazienza, ma anche con grande fiducia, in un calcio, quello iberico, che non ha mai inseguito i vari Gresko o Loumpoutis (come il mondo pallonaro italico), ma ha sempre avuto stima per i propri giovani.
L'uomo simbolo di questa finale mondiale è proprio uno dei più giovani tra i ragazzi magici delle Furie Rosse: Iniesta, un folletto di un metro e settanta, calcisticamente saggio come un consumato settantenne, ma brillante come un ragazzo di soli 26 anni.
Strafottente come un ragazzo di 26 anni, spavaldo e coraggioso come un ragazzo di 26 anni.
Andrés si prende il mondo, con un tiro a incrociare che condanna Stekelenburg.
All'Olanda resta il merito di averci provato in tutti i modi, con calci sullo sterno alla De Jong o con le serpentine funamboliche targate Robben.
L'Olanda che aveva eliminato il Brasile.
L'Olanda che adesso si deve inchinare davanti ai figli di Spagna, già campioni d'Europa due anni or sono, e adesso, insaziabili, campioni del mondo.
Una "Armada Invencible" come la famosa flotta che osò sfidare gli inglesi.
Madrid come Roma quattro anni fa.
Solo che l'Italia non è più la stessa.
E mentre ci aggrappiamo alla mancata convocazione di Cassano, qualcuno, un pò più a sinistra di noi sulla carta geografica, si permette di non schierare Torres.
Onore a te, Spagna!

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