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Full Metal Calabria


L'esercito.
Così siamo ridotti.
Come le zone di frontiera, come l'Iraq del dopo Saddam, come l'Afghanistan del cortocircuito talebano.
La Calabria, mia cara terra, continuamente violentata dalla 'ndrangheta.
Un nome da filastrocca per tutto il resto d'Italia, il nostro odiato compagno di vita in Calabria.
Questa 'ndrangheta che sta ovunque, che potrebbe essere chiunque, che soffoca la mia regione senza darle mai respiro, nel tentativo di renderla sempre più cianotica e immobile.
Una 'ndrangheta che cerca di soffocare una regione, ma che non può soffocare la ragione, come dimostra la recentissima manifestazione di Reggio Calabria.
Eppure, nonostante i colpi assestati da magistrati coraggiosi e forze dell'ordine che spendono uomini, risorse e tempo per combatterla, il mostro oscuro sembra non essere mai domo. Una bestia riottosa che, una volta mozzata, ricresce con prepotente arroganza.
E' questa l'immagine che ha evocato alla mia mente l'ennesima volgare minaccia nei confronti del Procuratore Pignatone, l'uomo che colpisce la 'ndrangheta, lavorando senza sosta.
La minaccia di un bazooka lasciato vicino al tribunale.
Come a dire "Sei sotto tiro", "Ti colpiamo quando vogliamo". Insomma i tipici messaggi che la 'ndrangheta lancia quando ha davvero paura, quando si sente mancare la terra sotto i piedi , quando non vede timore rispetto all'ostentata prepotenza.
Oggi è stato annunciato l'arrivo dell'esercito in Calabria, l'ennesima sconfitta per un territorio che non riesce ad autogestirsi, a trovare delle regole condivise del vivere civile.
Come spiegare a chi vive ad Aosta o a Ferrara cosa significhi quella Calabria, cosa significhi stare in Italia senza sentirsi in Italia o sentendosi davvero in un'altra Italia. Questo chi sventola bandiere verdi e si illumina al sole delle Alpi non riesce a capirlo, anzi se ne strafotte il più delle volte, chiudendo anche il minimo accenno di pensiero con la formula "problemi loro".
Non sono problemi nostri, miei o dei miei amici.
Sono problemi di tutti gli italiani.
Sono problemi di un intero paese democratico che non può consentire che alcune zone del proprio territorio siano in stato di guerra.
L'esercito sembra essere attualmente l'unica risposta.
Ovviamente la mera repressione non estirperà le radici profonde della mentalità mafiosa, del sentirsi 'ndranghetista come motivo di vanto .
A quello dovrebbero pensare le scuole, le famiglie.
Eppure moltissime zone della Calabria sono abbandonate. Completamente.
Abbandonate al "parastato" che controlla i territori. In quelle zone la manifestazione culturale di maggior spicco è spesso una sagra della soppressata o dei funghi, i ragazzi sono avvinghiati tra le morse della disoccupazione e nelle piazze, sera dopo sera, si chiedono perché valga la pena vivere onestamente.
Perché non passare dall'altra parte, avere la BMW amaranto, riempirsi di braccialetti d'oro, fare da capofila nelle processioni, avere belle donne ed essere rispettato.
Il rispetto, un concetto completamente travisato, che si traduce nella volontà di incutere timore.
Il rispetto è ben altra cosa. Lo danno le idee, il coraggio di portarle avanti, la cultura e il sogno di un futuro migliore.
Bisogna avere coraggio in Calabria oggi e lo dico da calabrese che sta fuori.
Lo dico con il travaglio di chi si pente di stare fuori in questi momenti perché la Calabria è come una madre che sta male, che ha bisogno del nostro aiuto.
E' una sensazione atroce.
La vita talvolta detta percorsi che ci allontanano da casa, ma se mi volto indietro e vedo da dove sono venuto, rifletto e capisco che quello è il posto in cui sogno di tornare.

Commenti

  1. ho letto il tuo articolo! però ...la piccata su ferrara o aosta secondo me non ci sta...lo sa bene ferrara, come modena, milano...zuccherifici, ditte di costruzione...aziende coinvolte nello smaltimento di rigiuti nocivi, aziende obbligate a collaborare...piccoli imprenditori sotto minaccia...
    forse non lo sanno ancora ABBASTANZA bene...perchè la gente di ferrara, di modena, di milano...vuole credere che siano cose da sud, che al nord i problemi siano altri...
    Anna

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