Solo per oggi l'articolo sarà pubblicato esclusivamente su Sorny1. Dalla settimana prossima tornerò su "Soverato News".
Mi viene in mente l’incipit di “Clocks” dei Coldplay per descrivere il reparto offensivo juventino.
Gli uomini di Conte, accomodatosi ieri in tribuna causa squalifica, hanno messo sotto il Genoa per tutta la partita. Hanno prodotto un volume di gioco impressionante….fino all’attacco, altrettanto impressionante, ma in senso negativo.
Matri, Pepe, Vucinic e Giaccherini hanno vanificato quanto di buono è stato creato con errori banali, imprecisioni tecniche gravi e una più generale inconcludenza che non può non terrorizzare l’ambiente juventino. Confusione totale.
Certo, stavolta i bianconeri possono recriminare per pesanti sviste arbitrali, ma si ha sempre l’impressione che la Juve sia un’incompiuta, una sorta di piatto a mezza cottura, potenzialmente buonissimo, ma incompleto.
Iniziano a farsi sentire le indecisioni di un mercato invernale che non ha portato in casa della “Old Lady” né un difensore di spessore che potesse rimpiazzare lo sciagurato Bonucci né una punta vera, un attaccante decisivo per partite come quella di Genova.
Matri è apparso troppo pesante, Vucinic troppo leggero, benché tecnicamente egregio.
Giaccherini pochi anni fa giocava a Pavia e Pepe è un buon quattrocentista da gara di livello regionale.
Dove sta il bomber, l’uomo che faccia la differenza, il Chris Martin della situazione, per tornare un secondo ai Coldplay?
Chiedere al Milan che dispone in rosa di un certo Zlatan Ibrahimovic, l’uomo-scudetto per eccellenza, sempre determinante.
Al di là dei sofismi, la vera grande differenza tra Juve e Milan è rappresentata dal ragazzone di 1,95 che ha i piedi come quelli di Miccoli, se non addirittura migliori .
Nel calcio, soprattutto a questi livelli, si vince con i campioni. Sono lontani i tempi del Verona di Fanna. Il gioco moderno, basato sulla corsa e sul pressing asfissiante, può essere interpretato in proprio favore solo leggendolo attraverso campioni di spessore. Il Real ha Cristiano Ronaldo, ma non solo. Il Barcellona ha Messi, ma non solo. Il Milan ha Ibrahimovic, ma non solo. Il Bayern ha Robben, ma non solo. Il City ha Aguero, ma non solo. La Juve ha Pirlo.
Desta impressione il fatto che a imperversare sui campi italiani, in questo momento, siano proprio le due squadre italiane più accreditate in Champions League. Salta in aria quindi il teorema del “doppio impegno che distrae e sfianca”, con grande rammarico per i saputelli del calcio d’apparenza. La Champions League non solo non stanca, ma addirittura motiva a esprimere un calcio migliore, di caratura europea.
Inoltre Milan e Napoli sono obiettivamente le squadre migliori d’Italia, l’attacco del Napoli, in particolare, è fra i primi tre d’Europa. Il tridente partenopeo è secondo forse solo a quello blaugrana.
Mentre lo scudetto sembra avviato verso Milanello anche per questa volta, in coda assistiamo alla consueta storiella da libro Cuore della domenica: il Novara, riaffidato al “Komandante” (come viene chiamato da quelle parti Tesser), riesce a battere l’Udinese. La salvezza è lontana 11 punti, sportivamente un’impresa paragonabile alla partecipazione della nazionale giamaicana di bob alle Olimpiadi invernali. Nel calcio, come nella vita, mai dire mai.
Antonio Soriero
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